L’OPERA DI GUIDO FALCONI

L’opera di Guido Falconi si avvale di una tecnica inconsueta, quella dell’intarsio in pelle che attribuisce al materiale adoperato una dignità artistica finora inimmaginata.

E se l’opera d’arte è una sintesi armonica di forma e materia, può dirsi proprio che nessun altro elemento in natura abbia tanta “materialità” come la pelle, biologicamente essenziale, che sembra conservare in se quell’alito di vita permeante l’animale cui è stata strappata.

Il mondo artistico del Falconi è intrinsecamente religioso e le stesse figure rappresentate valgono non per se stesse, ma come simboli icastici di tale profonda religiosità.

Non è un caso, quindi, che la sua ricerca artistica sia partita dal mondo egizio, per il quale ciascuna manifestazione della vita era espressione di un mondo superiore.

Così il Falconi raffigura il “Faraone Tutankhamon”, che è contemporaneamente uomo e dio; ed “Horus”, il dio falcone.

E la stessa regina “Nefertiti” è espressione evidente non solo della regalità ma della spiritualità di un intero popolo.

La speranza di vita ultraterrena, poi, consacrata dal mito di Iside e Osiride, risulta lampante dalla raffigurazione della “Testa di Sarcofago”, che sembra esorcizzare l’idea della morte, mentalmente relegata a fase prodromica alla vera vita, in cui l’anima può finalmente attingere al regno di Osiride.

Il ricorso ad immagini tipiche del mondo egizio, quindi, lungi dal concretare uno sterile rifugio in tempi lontani, è necessario all’artista per esternare quel misterioso collegamento tra umano e divino di cui sono espressioni le stesse piramidi col vertice proiettato verso il celo, l’enigmatica sfinge, la mummia imbalsamata con un sistema ancora del tutto noto.

Senonché la religione non è solo quella pagana e totemistica degli egizi ma anche quella cristiana, che pure si avvale di significativi simbolismi.

E così il Falconi realizza “Trinità”, in cui la raffigurazione dell’occhio divino rivela spunti decisamente dadaisti; nonché piccole sculture pure in pelle, impregnate di colla e segatura, raffiguranti cristi dolenti e madonne dolcissime di soave espressività.

Ciò significa che il sentimento religioso non conosce epoche e, al di là delle forme, costituisce un’esigenza insopprimibile dell’animo umano. In poche parole, l’opera del Falconi rappresenta il disperato bisogno dell’artista di credere che con la morte non tutto finisca.

Marsella Ciro